Caldaie, arriva una nuova legge: è caos sui tempi dei controlli

21 Novembre 2013 /  Off comments

L’anticipazione del Salvagente domani in edicola e da oggi nel nostro negozio on line.

Enrico Cinotti

Ogni anno, ogni due o addirittura quadriennali? È più facile comprendere il bilancio dello Stato che capire con quale cadenza far controllare la propria caldaia. Una questione non da poco visto che in ballo c’è sia la sicurezza degli impianti sia i costi delle ispezioni che oscillano dai 60 ai 120 euro. Un vero e proprio rebus, lo definisce Il Salvagente che a questo tema ha dedicato l’inchiesta di copertina del numero in edicola da giovedì 21 novembre e da oggi nel nostro negozio on-line , reso ancora più difficile dalle nuove regole che imporrebbero controlli ogni 4 anni per i venti milioni e più di utenti alle prese con le prime accensioni di stagione. Nella periodicità delle verifiche, incide il tipo di controllo (se legato alla sicurezza dell’impianto oppure all’efficienza energetica, il cosiddetto controllo dei fumi o rendimento di combustione), la Regione di riferimento e le prescrizioni di chi ha installato o prodotto il generatore stesso.

Puzzle complicato

Ma andiamo con ordine. Sui controlli di sicurezza, attraverso i quali si valuta se la caldaia è in grado di funzionare alla perfezione, la periodicità delle ispezioni è “dettata”  dall’installatore che indica nel libretto dell’impianto la cadenza delle verifiche: in genere annualmente oppure ogni due anni. In assenza di queste prescrizioni, valgono quelle del costruttore indicate nel libretto di istruzione. Il quadro si complica invece sulla cosiddetta prova fumi, quella attraverso la quale viene stabilito se l’impianto è o meno “inquinante”, visto che ogni Regione decide a modo suo. Qualche esempio? La classica caldaia domestica installata all’esterno (con una potenza inferiore a 35 kW, alimentata a gas metano o Gpl) in Emilia-Romagna va sottoposta al controllo fumi ogni 4 anni, se ha meno di 4 anni di vita, altrimenti ogni due. In Piemonte, per lo stesso impianto, bisogna prevedere un controllo ogni due anni se la caldaia ha superato gli 8 anni, mentre se è più “giovane” ne basta uno ogni 4. Meno complicato in Lombardia o nel Lazio: la verifica dei fumi va effettuata ogni due anni.

Ogni 4 anni?

Insomma, un puzzle complicato, reso ancora più difficile dal Dpr 74 del 16 aprile 2013, entrato in vigore il 12 luglio scorso, che recepisce definitivamente la direttiva europea 91 del 2002 per la quale l’Italia era sotto procedura di infrazione. La nuova normativa introduce molte novità: cambia la suddivisione delle fasce di potenza; si estendono i controlli di efficienza energetica agli impianti di climatizzazione estiva (con potenza superiore a 12 kW, quindi esclusi i classici condizionatori domestici), alle macchine frigorifere e alle pompe di calore; ma soprattutto si definiscono nuovi intervalli temporali entro i quali effettuare il controllo dei fumi. In sostanza un impianto di potenza compresa tra i 10 e i 100 kW in base alle nuove regole va controllato ogni 4 anni. Una vera rivoluzione per le associazioni dei consumatori che vedono, nella nuova periodicità, anche il dimezzamento dei costi dei controlli sull’efficienza energetica. D’altra parte però le associazioni degli installatori e manutentori smentiscono che il nuovo decreto “allunghi” i tempi del bollino blu.

Attenzione alla Regione

Tuttavia è bene specificare, che le nuove regole valgono solo nel caso in cui la Regione non abbia regolato già la materia. La lista di chi ha una delibera o un regolamento regionale è lunga: Liguria, Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Bolzano e Trento, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia e Sicilia. In queste regioni, spiega il Salvagente, il Dpr 74 e la sua “periodicità” dei controlli non si applica direttamente anche se l’articolo 10 del decreto stabilisce che le Regioni che hanno una propria normativa in materia devono comunque adeguarla alla nuova legislazione nazionale.

“Non recepiamo”

Al momento al Salvagente risulta che solo la Provincia autonoma di Trento abbia recepito il decreto nazionale e adeguato, a 4 anni, la periodicità delle verifiche sull’efficienza energetica. La Regione Liguria è intervenuta con una circolare del 9 agosto scorso, ma solo per dire che “fino all’entrata in vigore di nuove disposizioni normative regionali” valgono le delibere precedenti: verifiche ogni due anni. Nessun adeguamento al Dpr 74 in vista neppure in Lombardia: restano i controlli biennali. Alcune Regioni, tra le quali l’Emilia-Romagna, hanno chiesto lumi al ministero dello Sviluppo economico. Insomma, al momento, gli enti locali sembrano ignorare la norma nazionale. Allo stato dei fatti quindi è lecito ritenere che, in assenza di un atto amministrativo specifico, la regola dei 4 anni debba applicarsi ad esempio nel Lazio, nel Molise o in Calabria. In attesa che le Regioni e il governo decidano di risolvere una volta per tutte il difficile rebus dei controlli.

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